Riportiamo la lettera aperta del Segretario Generale FAI, Carlotta Caponi, in merito alla stipula del rinnovo del CCNL logistica, trasporto merci e spedizione.
Finalmente fumata bianca per il nuovo contratto collettivo nazionale trasporto merci spedizione.
All’alba di venerdì, dopo 5 giorni praticamente ininterrotti di trattativa (una #maratonaccnl da far impallidire anche il direttore Mentana) abbiamo siglato l’accordo.
Ricordo che questo contratto coinvolge oltre 80.000 aziende e circa un milione di lavoratori: una responsabilità che, quanto a me, ha pesato emotivamente e mentalmente molto sul mio operato, al fine di ottenere un accordo quanto più equo e giusto per entrambe le parti.
I sindacati entro il prossimo gennaio dovranno sciogliere le riserve, mentre alle federazioni spetterà il compito di spiegare alle imprese la filosofia che sta alla base di questo rinnovo, (oltre agli aumenti che farà scattare).
Trattative partite in salita per “l’affollamento” del tavolo (che solo lato datoriale vede la presenza di oltre 20 federazioni – la rappresentanza vera, quella sconosciuta!) oltre che per una richiesta economica iniziale molto esosa (figlia di un precedente rinnovo avvenuto sotto Covid e, decisamente molto contenuto, quanto a esborsi economici)
La piattaforma presentata dalle organizzazioni sindacali lo scorso anno era fin da subito apparsa molto “ambiziosa”, ciononostante, chi avesse pensato che la logica di questo rinnovo fosse incentrata soltanto su aumenti di salario, ha utilizzato un approccio miope e parziale. La filosofia retrostante la piattaforma essenzialmente muoveva dalla volontà di ammodernare, in senso lato, questo contratto: ammodernarne i contenuti, rendendolo maggiormente aderente ai tempi che corrono, capace di interpretare i cambiamenti della società, rendendolo più attrattivo per le nuove generazioni. avremmo potuto limitarci a parlare di soldi, ma non avremmo reso un buon servizio né onorato i nostri “datori di lavoro” (rispettivamente imprese e lavoratori). Siamo quindi partiti da una filosofia nuova, affrontando coraggiosamente temi “delicati” e “scomodi”: dal desiderio di conciliare in maniera più adeguata i tempi di vita e di lavoro dei nostri dipendenti alla necessità di contrastarne l’assenteismo, qualificare la filiera degli appalti, rendere più flessibile l’orario di lavoro, prendere ancor più coscienza della piaga della violenza di genere oltre che della sicurezza sul lavoro (ma che penalizza quel lavoratore che continua immotivatamente agli obblighi di ricevere adeguata formazione), regolamentare la questione “danni” (dove si sono registrate sacche di abusi, rispetto alla filosofia con cui era nato), adeguare i permessi e introdurre il tema delle ferie solidali.
Portiamo a casa un contratto che, nel santificare la discontinuità, riporta al centro la rappresentanza (quella vera) del sindacato e delle federazioni.
Chiaramente le richieste non potevano non avere anche carattere economico: le Organizzazioni Sindacali hanno più volte specificato la necessità di riappropriarsi di quanto eroso dalla inflazione.
Alla fine abbiamo chiuso con un aumento medio di 230€, da corrispondere in tranches fino all’1 giugno 2027, ripartiti tra tabellare ed EPA, (elemento professionale d’area) al fine di considerare la scala classificatoria del futuro.
Con grande senso di responsabilità, manifestato da entrambe le parti, anche e soprattutto nei momenti di maggior tensione, abbiamo evitato uno sciopero di due giorni che sarebbe costato, solo ai lavoratori, oltre 200€, con danni pressochè incalcolabili per le nostre imprese (soprattutto quelle impegnate anche in logistica e magazzinaggio).
Consegniamo a imprese e lavoratori un contratto più moderno, al passo con i tempi, che introduce temi spinosi come il “lavoro agile” e il “diritto alla disconnessione”: temi mai affrontati prima ma al centro del dibattito culturale e politico quotidiano.
Se dovessero chiedermi: sei soddisfatta di questa firma?
Risponderei che è stato fatto tanto, con correttezza istituzionale e nel rispetto dei ruoli, dalla prospettiva di entrambi gli attori principali: imprese e lavoratori.
Risponderei che sul tema della violenza di genere, delle molestie, dei permessi, abbiamo fatto grandi passi avanti e ne sono personalmente estremamente orgogliosa.
Risponderei infine che ho il privilegio di rappresentare una Federazione dai valori solidi, che si riverberano, in un gioco di specchi continuo tra rappresentaNTI e rappresentaTI: che non ho mai sentito così forte il sostegno dei nostri associati e degli organi, dalla commissione sindacale, al consiglio nazionale. Abbiamo lavorato tanto “ex ante”, spiegando che questo contratto sarebbe stato “difficile” e da giocare “in difesa”.
Ma, come dice sempre il mio Presidente, cui va il mio sentito Grazie per la piena fiducia dimostratami affidandomi questa partita, “sciusia’ e sciorbì no se peu”: non posso (e non voglio!) aver partecipato a questa “competizione” e giudicarne i risultati.
Lo faranno le imprese, nelle iniziative sul territorio che iniziano la settimana prossima con il Consiglio Nazionale della FAI, con l’assemblea di FAI Verona, (dove, insieme all’illustrazione della tornata contrattuale, affronteremo ulteriori temi delicati dell’autotrasporto), per poi proseguire dovunque sarà necessario incontrare imprese.
Come sempre, orgogliosamente, FAI
Carlotta Caponi